Apple – Nella direzione giusta del lavoro sicuro.
Docce senza acqua calda, 30 minuti di fila per poter accedere in fabbrica, dormitori non da Hotel a cinque stelle e condizioni di lavoro non invidiabili, questo è il risultato del rapporto di Labor Watch di molti anni fa sulla Cina, per di più parrebbe che le ore di lavoro settimanali andrebbero oltre lo standard settimanali presunte dai regolamenti Apple, con turni di 11 ore e guadagnando di circa 300 dollari al mese.
L’azienda di Cupertino ha come importantissimo fine la riduzione e l’abolizione del lavoro dei minorenni, essendo stata per diverso tempo al centro di disapprovazione per la situazione di lavoro all’interno delle industrie di montaggio dei propri device all’estero ed è facile descrivere, che Apple non tollera il lavoro minorile e che si sta adoperando per allontanarlo dalla propria azienda in tutti i modi.
Il colosso di Cupertino ha individuato che nelle aree di produzione e immagazzinamento dei suoi prodotti, vengono sfruttati alcuni, sebbene esigui. Tale dato è risalente al 2012 ed è venuto a galla da una ricerca interna, svolta in modo molto equilibrato.
L’opinione pubblica è molto sensibile al tema dello sfruttamento dei minorenni, questa preoccupazione riguarda indirettamente Apple. Il paese che da maggior preoccupazione è la Cina e dalle indagini svolte sembra che in uno dei suoi stabilimenti, venivano sfruttati circa 70 bambini al di sotto dei 16 anni.
Questo per la Apple ovviamente è ingiustificabile, non solo per salvaguardare la propria immagine ma soprattutto per motivi etici, di certo ha le sue ragioni per combattere, reprimere e condannare pubblicamente questa piaga in continuo sviluppo. L’indagine svolta è stata pionieristica, in quanto è stata una delle prime indagini di un colosso a mettere sotto la propria lente di ingrandimento società partner e controllare cosa avvenisse negli stabilimenti dei fornitori.
Gli impianti coinvolti nella recente indagine interna della casa di Cupertino sono 11 impianti, il primo in cui sono stati presi dei provvedimenti è quello di Pingzhou, in cui i bambini sono stati rimandati alle famiglie e i padroni colpevoli sono stati forzati a doveri nei confronti dei piccoli. Nello specifico sono stati costretti a pagare le scuole scelte dai genitori, per di più devono erogare un risarcimento uguale alla retribuzione che veniva riconosciuta ai bambini negli stabilimenti.
D’altra parte, si ritiene che la quasi totalità dei complessi controllati da Apple siano conformi alle leggi sullo sfruttamento minorile. Recentemente l’indagine è stata ampliata a fabbriche che producono e assemblano pezzi per Apple e pare che oltre i tre quarti hanno rispettato gli standard minimi richiesti, nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
In conclusione possiamo dire che anche se la piaga del lavoro minorile sia ancora da rimarginare, qualcosa si stà muovendo, nel senso che il salariato deve essere considerato come nella sua dignità di persona e non una macchina in una catena di produzione.
L’impegno di Apple continua, infatti il colosso di Cupertino ha anche mirato alla difesa del dipendente, i primi risultati hanno provato che nella quasi totalità delle settimane di lavoro il dipendente ha rispettato gli orari previsti di 60 ore settimanali. Ovviamente c’è ancora molto da mettere in campo al fine di conseguire la difesa nel migliore dei procedimenti per tutti i salariati, però si tratta sicuramente di un buon avvio.
Oggi la Cina è il colosso mondiale che conosciamo e questo dovrebbe appartenere al passato.
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