LA DEPRESSIONE, IL MASCHIO E LA PSICANALISI.

 

La depressione non e’ vero che sia un male prevalentemente femminile. Il rapporto tra i due sessi , negli ultimi tempi, e’ di 1:1.

Gli uomini tendono a giustificare tutto con lo stess e mal volentieri ammettono di essere depressi.

E’ quanto emerge dai dati di recente resi noti a Milano in un Convegno sulla depressione presenti gli psichiatri Paolo Morselli e Alberto Petracca, organizzato dall’Istituto per la ricerca e la prevenzione della depressione e dell’ansia (IDEA).

La depressione, e’ stato puntualizzato, non e’ essere un po’ giu’, ma una vera e propria patologia cronica invalidante e ricorrente, economicamente e socialmente importante, in quanto provoca assenze sul lavoro, abbandono della vita sociale, problemi in famiglia e atti autodistruttivi, fino al suicidio, nei casi di maggior gravità.

C’è alla base un’alterazione di origine organica (e’ uno squilibrio biochimico di alcuni neurotrasmettitori), curabile nel 90% dei casi con una diagnosi
precoce e una terapia farmacologica adeguata. ”In Italia ci sono circa 5 milioni di depressi – ha precisato Morselli -. Su 100, 60 non sono diagnosticati. Dei 40 restanti, il 42% non si sottopone a nessuna terapia, il 30% riceve una terapia non
adeguata”. Stretto e’ il legame depressione-suicidio.
Secondo i dati presentati, il 15% dei soggetti malati e non curati, o curati male, arrivano a togliersi la vita. Il suicidio e’ piu’ maschile (3 volte piu’ frequente).
Il problema negli adolescenti assume preoccupanti proporzioni.

Circa il 60% delle forme bipolari (momenti di depressione alternati a stati di euforia) hanno le loro prime manifestazioni tra i 14 e i 16 anni secondo recenti studi epidemiologici. La depressione, soprattutto in questi casi, se non diagnosticata per tempo, puo’ portare alla tossicodipendenza (20%) o al suicidio, questi in continuo aumento e al secondo posto come causa di morte tra gli adolescenti tra i 13-18 anni. E’ comprensibile, come poi i costi economici e sociali della depressione diventino altissimi.
Sono ancora insufficienti i dati in Italia, ma in un’indagine svolta nel 1990 in Piemonte si è stimato che i costi diretti (visite specialistiche, trattamenti, ricoveri) sono stati di 58 miliardi. I costi indiretti sono invece dovuti all’assenteismo del malato, allo scarso rendimento sul lavoro, al coinvolgimento della famiglia, alla tossicodipendenza.

Secondo l’Associazione scientifica IDEA, nata nel 1993, la fanno da padrone pregiudizi e paure. ”C’e’ la convinzione diffusa che l’ansiolitico sia innocuo, mentre l’antidepressivo generi dipendenza – ha spiegato Petracca -. E’ esattamente il contrario”.

Concludendo, secondo l’impostazione di Idea, il farmaco e’ necessario in tutti i casi di episodi acuti di depressione. Successivamente il malato potrà sottoporsi ad una psicoterapia interpersonale o cognitivo-comportamentale. La psicanalisi è sconsigliata e non adatta a chi richiede un intervento subitaneo.

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